Fabio Geda – Enaiatollah Akbari | 2020 | Storia di un figlio
Il ragazzino Enaiat è diventato grande e lo ritroviamo dopo oltre dieci anni a Torino, con una laurea, una casa ed un lavoro. Ha girato mezza Europa in compagnia dell’autore: “invitati dalle case editrici che avevano acquisito i diritti di traduzione, siamo stati a Lisbona, a Sofia, a Parigi, a Barcellona, a Madrid, ad Amsterdam, a Oslo.”
Ma non dimentica da dove è partito e le parole della mamma “che dovevo considerarmi fortunato, molto fortunato, che era come se avessi trovato un passaggio segreto per uscire dall’altra parte del mondo. Una porta magica.”
Ritorna in Pakistan per riabbracciare la sorella “con il portapenne e i glitter di Frozen in valigia” in regalo per le nipotine: un comodo viaggio in aereo lungo quello che era stato il tragitto della sua odissea.
Troverà l’amore di Fazila ma per portarla in Italia dovrà combattere ancora, questa volta contro “la Fossa delle Marianne della burocrazia” afghana. La ricerca del visto per Fazila li porta in Iran dove si concedono due giorni per visitare Shiraz, “famosa per essere la città dei poeti e del vino; ora i primi sono morti e il secondo è vietato dal 1979, ma restano comunque i giardini che sono belli da uscirne ubriaco.”
Il libro è scritto a quattro mani: purtroppo sembra prevalere la penna di Enaiat che non ha la stessa maestria di quella di Fabio. L’escamotage editoriale si fa perdonare in cambio di una storia a lieto fine e dello spassoso ritratto di coppia di Enaiat in Iran, alle prese con Fazila che “decide di fare acquisti per la casa di Torino riempendo sei valigie di tappeti, cuscini, stoffe.”