Una birra a Kathmandu

Massimo Rossi | 2015 | Una birra a Kathmandu

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Una birra a Kathmandu è allo stesso tempo antologia, saggio, guida e diario di viaggio dal Nepal ai confini del Tibet, sulle orme delle spedizioni dell’esploratore e tibetologo Giuseppe Tucci, inframmezzato da racconti di trekking e storie delle decine di divinità orientali.

Una volta raggiunta Kathmandu, l’autore dedica un intero capitolo a quel che rimane della Freak Street (Jochhen Tole nella toponomastica originaria) ed a tutti gli hippie che si misero in viaggio lungo la Rotta “inseguendo un sogno o un equivoco” e che giunsero a questo “terminal di viaggio e destino”.

Il loro percorso viene descritto in un passaggio da leggere tutto d’un fiato, seguendo su e giù una linea immaginaria: “Un viaggio che era una iniziazione: via terra, attraverso l’Europa […], sino a Istanbul, dove attraversavano il Bosforo e via sino in Anatolia, verso il deserto turco nella zona del monte Ararat. Seguiva poi l’Iran, con soste a Teheran e Mashad e da lì, attraversando il confine nei pressi di Herat, in Afghanistan, per spingersi a Kabul via Kandahar. Da Kabul verso il Pakistan, su sino al Khyber Pass, e, raggiunta Lahore, giù in direzione delle calde pianure indiane sino a Delhi. Poi, solitamente dopo una lunga sosta, a nord verso Patna. Traversato il Gange giungevano a Raxaul, vicino al confine nepalese. Da lì entravano nel malarico Terai e […] nella Valle, da sud, per giungere a Kathmandù, un nome il cui suono era già un mito, accolti dalle propaggini himalayane e da campi terrazzati, templi, incantatori di serpenti, santoni, vacche sacre e gente cordiale. Diecimila chilometri per più di due-tre mesi.”

Ecco un condensato di motivazioni per la partenza e modelli da cui farsi guidare:
“Ognuno con il suo trip: la religione, la stanchezza nei confronti di una società materialista, la ribellione contro le convenzioni e le norme sociali, la contro cultura, una certa propensione all’uso delle droghe e già molti neuroni sbruciacchiati, la fuga, la comunanza, il misticismo, l’amore libero sull’onda del “Make Love Not War” o del sex, drugs and rock’n roll (che erano sempre un’ottima scusa), la ricerca del nirvana o di un dio che li aiutasse a coordinare corpo e mente, mossi dal Mahatma Ghandi e da Malcom X, Martin Luther King, Che Guevara e Madre Teresa, attratti dai resoconti dei Beatles, di Jimi Hendrix, Cat Stevens, Jim Morrison, Bob Seger, sempre in cerca di psichedeliche ispirazioni.”

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