Heinrich Harrer | 1953 | Sette anni in Tibet
Lo straordinario racconto della fuga dai campi di prigionia, la traversata dell’Himalaya e l’arrivo in Tibet tra i primi occidentali con l’amicizia verso il Dalai Lama bambino.
Purtroppo l’autore dichiara sin dalle prime righe che “siccome non ho alcuna esperienza come scrittore, mi limiterò esporre i fatti.” Ne esce pertanto un romanzo “piatto” e privo di sussulti, dove le avventure della fuga tra le montagne e gli avvenimenti in Tibet vengono livellati in una fredda cronaca.
Un vero peccato per chi fa sue le parole di un ufficiale britannico che dichiarò che, con l’invenzione degli aeroplani, tutto il mondo era ormai diventato accessibile ma c’era ancora un ultimo mistero. “Sul Tetto del Mondo esiste un paese sterminato in cui accadono prodigi. Là ci sono monaci che separano lo spirito dal corpo e si librano nell’aria, e oracoli che predicono gli avvenimenti. Il paese è circondato dalle montagne più alte della terra e il suo sovrano è un Dio vivente.”